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Fare l'economia, facendo economia: non è uno sforzo inutile
Sembra sempre uno sforzo inutile risparmiare un tovagliolo, un fazzoletto, un foglietto di carta. Ma facciamo due calcoli.

Il tovagliolo da cucina. Un classico tovagliolo di carta, di quelli da cucina, pesa circa 5 grammi. Visto che in Italia di norma si fanno 3 pasti (senza contare spuntini, gelati e merendine - o magari meglio frutta - fuoriorario), arriviamo dunque a consumare 15 grammi al giorno, 105 g a settimana, 450 g al mese, 5,4 kg all'anno! 54 kg in 10 anni!! 378 kg in una vita di 70 anni!!! ovvero cinque volte il nostro peso!

Il fazzoletto del naso. Il fazzoletto del naso medio pesa attorno ai 3 grammi. Una persona che ne usa 3 a settimana in un anno ne ha consumati 360 g, in dieci anni 3,6 kg, in una vita 25 kg. Tenete bene il conto.

La bottiglietta d'acqua da 0,5 L. Le tipiche bottigliette d'acqua da mezzo litro, quelle che prendiamo alle macchinette, al bar e usiamo a casa e per strada pesano ottimisticamente attorno ai 15 g cadauna, tappo incluso (ma escluso ogni eventuale confezionamento). Una bottiglietta a settimana (che per molti non è poi tanto), corrisponde a 15g a settimana, 600g all'anno, 6 kg a decennio e 42 kg per una vita, sempre di 70 anni.

L'elenco potrebbe anddare avanti ancora per molto, contando tutto l'usa e getta come le lamette da barba, etc. tutti i prodotti cosmetici, tutte le confezioni alimentari e non. Tutte le bollette e i plichi che arrivano per posta. Provate anche voi a fare due conti: basta una bilancia da cucina e una calcolatrice -sempre che non vogliate fare a mano.

Prima falsa obiezione: tanto è tutta roba che si ricicla Bene, facciamo ancora due considerazioni approssimative: per ricliclare un tovagliolo di carta, quanto una bottiglietta di plastica o vetro dobbiamo tenere conto che: un camion - spesso a motore diesel, di quelli che fanno quelle belle fumate nere - verrà a prendere il materiale da riciclare prodotto in una settimana (o meno), questo materiale verrà svuotato in un deposito temporaneo, trasportato in un luogo dove viene smistato e controllato, poi pulito da tracce di olio, acqua, grassi e impurità varie (e cioè è costoso energeticamente, costa acqua, forza motrice, prodotti chimici e lavoro umano), poi finalmente viene "fuso" e riciclato. Questo processo non è efficace al 100%, ma produce scarti e richiede nuova materia prima, diciamo tra il 2 e il 60 % del totale è materiale nuovo, a seconda del procedimento e del materiale. Per esempio la carta va sbiancata nuovamente con degli sbiancanti chimici. Vengono pquindi prodotti altri oggetti che verranno portati del grossista, poi dal venditore al dettaglio ed infine arriveranno di nuovo al consumatore (tutti passaggi effettati su gomma, rotaie o per mare). E il ciclo ricomincia. Non mi sembra un costo da trascurare.

Seconda falsa obiezione: ma se facciamo così le aziende falliscono Bene, allora incentiviamo l'imballaggio inutile, l'usa e getta spinto all'ennesima poteza, teniamo accesi tutti i televisori e consumiamo 10 togìvaglioli al giorno, in nome dell'igene assoluta! Ma che falliscano le aziende, piuttosto che veder fallito il pianeta Terra, preferisco veder fallite le aziende e veder licenziati fratelli, sorelle, figli e genitori. C'è sempre una via di mezzo, ma la direzione deve necessariamente essere quest'ultima se vogliamo andare avanti ancora per un po', possibilmente in salute e senza distruggere le altre forme di vita con cui coabitiamo. L'economia e le aziende devono rendersi conto che non serve produrre imballi vistosi e ingombranti, o puntare ad apparecchi che gli garantiscano un ricambio obbligato per rottura accidentale ogni anno.

Ogni sforzo di risparmio deve essere visto alla luce del guadagno che produrrà nei decenni e su grande scala. E soprattutto ogni sforzo ai nostri occhi "esagerato", va visto secondo l'ottica che avremo in futuro, quando ci renderemo conto che sarà troppo tardi e che uno sforzo così minimo, come spegnere la luce o risparmiare un fazzoletto lo si poteva fare senza nemmeno pensarci.



22 ago 2012
Fai valere il tuo voto: abroghiamo l'attuale legge elettorale

«La legge elettorale è da cambiare - dice Pisapia - non c'è dubbio. Io sono per una legge che ricalchi il modello tedesco. Ma ho la forte convinzione che questa maggioranza e questo governo non cambieranno la legge elettorale». Per questo «firmerò il referendum anche e soprattutto come strumento e come stimolo affinchè il Parlamento si occupi» della riforma della legge elettorale.»

Pisapia non è nessuno. Infatti sarai tu a scegliere, e ora puoi scegliere a chi far scegliere: gli elettori o i capi partito? La scelta forse non sembra banale e forse nemmeno lo è. Si potrà pensare, le persone sono più stupide dei capi partito, che ne sanno loro della politica? Sì, non ne sapranno molto, ma in Italia ci vivono e almeno non hanno interessi diretti, giri loschi e vantaggi personali dietro le loro scelte.
La situazione attuale è già pessima, la legge elettorale ha probabilmente qualche responsabilità in ciò.

Ora puoi andare al tuo comune e firmare per il ragiungimento delle firme necessarie per il referendum. Tu hai una responsabilità. Ce l'abbiamo tutti.

DOVE e COME FIRMARE





Informati e agisci, entro il 25 settembre:

10 sett 2011
La più inutile invenzione del '900

Ne sono state usate due (di numero, per fortuna) ma ne abbiamo prodotte migliaia. Solo dopo abbiamo deciso di farne quel che abbiamo definito un "buon uso". Il buon uso consisteva fondamentalmente nel produrre più energia perché la fame - quella energetica - nel mondo stava aumentando. Ma quando la fame energetica aumenta, spesso non è un buon segno, spesso vuol dire che c'è si disponibilità di cibo ma raramente ci si preoccupa dei disagi dell'obesità. E la crescente obesità energetica è proprio il problema. L'ingordigia aumenta finché non viene un forte mal distomaco, o peggio, quando ormai le vertebre si schiacciano sotto il (sovrap)peso, poi insorge il diabete e il colesterolo inizia a bloccare ogni arteria. Letalmente.

Risolvere il problema: chi mai sarebbe così pazzo da tentare di risolvere un problema di ingordigia dando ancora più cibo al paziente? Chi è il folle? Chi sono questi cretini? Beh, siamo noi. Siamo noi quando apriamo nuove centrali non per sostituire le vecchie ma per aumentare la nostra potenza. Ehm, sì, la potenza, quella di farci del male. Magari non oggi, è vero, ma sicuramente domani.

Potremo passare dall'attuale confronto della potenza politico-economica delle nazioni tramite il PIL, al confronto tramite i TW (TeraWatt) prodotti dalle diverse nazioni: sarebbe proprio un ottimo modo per passare dalla padella alla brace. Ma oggi è chi vende più energia a sembrare più potente: la Francia con le sue 19 (attive) + 7 (inattive)* centrali nucleari fa gioco forza sulla psicologia degli italiani che si sentono inferiori: poveri, devono comprare dai francesi persino l'energia. Peccato che in Italia non abbiamo speso miliardi e miliardi (non solo di denaro ma di ore di lavoro umano) per costruire costosissime centrali nucleari. Peccato che in Italia non sono mai successi incidenti nucleari e mai ne succederanno finché non avremo reattori sul nostro suolo (la questione è anche di responsabilità internazionale: in Francia si è scelta la strada più rischiosa, e non solo per i Francesi ma per tutti gli Europei, ma nessuno ci ha chiesto se anche noi italiani eravamo d'accordo). Peccato che in Italia non ci sono centinaia di cittadini pronti all'emergenza nucleare, già dotati dallo Stato di pillole per contenere i danni alla tiroide in casi di incidente. Fossero solo quelli i danni.

La follia giapponese consiste proprio nel non guardarsi alle spalle. Alle spalle ci sono il loro genitori, malati di tumore per gli effetti di Hiroshima e Nagasaki, i loro nonni morti per gli stessi motivi. Lo zio che ha la leucemia. Il cugino che ha un tumore alla pelle sulla schiena. I loro futuri figli che porteranno ancora le mutazioni che si sono trasmesse e continueranno a trasmettersi e a crearsi a tassi superiori alla norma per decenni e decenni. La loro è una condanna, a vita, e oltre.

Cosa ha spinto i giapponesi (e/o i loro scriteriati leader politici, sì, perché la colpa non è mai di uno solo né mai di tutti insieme) ad aprire 18 (attive) + 2 (inattive) centrali nucleari?!? Cercare una risposta con animo razionale è difficile, ma il motivo è poi semplice: economia. Il suolo delle isole giapponesi è diventato uno dei più densamente industrializzati al mondo, il giappone rientra nei G8, produce prodotti che vengono venduti a prezzi concorrenziali in tutto il mondo. Volevate che tutto ciò non avesse un prezzo? Eccolo il prezzo. Non una condanna divina (per fortuna non si è ancora parlato di tali cretinate**) ma un prezzo, un rischio che si è deciso di correre. Non sarebbe bastato il duro lavoro di centinaia di operai, dipendenti e manager che hanno passato per anni metà della loro giornata ( = metà della loro vita) a tenere in piedi il concorrenziale sistema economico giapponese. Per amor del potere economico e della vita all'occidentale (bella vita, eh...) di tutto si doveva fare e di tutto si è fatto, aimé.

L'alternativa qual'era? Era quella di perdere la sfida globale della potenza sul mercato, era quella di non permettere ad ogni cittadino giapponese di possedere uno splendido TV LCD 42 pollici, un rasoio elettrico ed energia a volontà. Questo il genere.

Allora il nucleare è inutile? Non ne parliamo più? No, il nucleare può avere la sua nicchia di utilizzo: sostituire le centrali a combustibili fossili nei luoghi in cui non è possibile utilizzare energie rinnovabili (solare, eolico e al limite idrico). Ma dove non è possibile, almeno in parte? Magari in Alaska, sì, e in decine di altre regioni. Ma prima bisogna investire nel rinnovabile senza rischio, quello che in realtà non consuma materia (se non per la costruzione degli stumenti: pannelli solari, eliche eoliche etc.). Prima si fa ciò, poi si passa al nucleare, che funziona, è efficace, ma comporta rari ma enormi rischi. Gli incidenti nucleari ci sono stati, non c'è stata solo Cernobil (Elenco degli incidenti nucleari nel mondo, siamo a 14 con Fukushima)

Al referendum l'invito è quello di esprimere la vostra, pensando quanto più al futuro piuttosto che al presente. Pensando al vantaggio del mondo e non a quello della vostra nazione. Pensando a chi realmente ci guadagna. Pensando su chi realmente potete fare affidamento.

Dipende da voi. Siate responsabili.


Note:
*Le centrali nucleari inattive non si possono realmente dire dismesse dato che la maggior parte di queste mantiene ancora il materiale radioattivo al loro interno, in raffreddamento. L'edificio delle centrali è costosissimo da smantellare in sicurezza e dunque il suolo rimarrà occupato e soggetto a rishi (anche solo di attentato) per decenni o forse secoli.

**Maggio 2011: mi devo correggere a riguardo perché, aimé, niente di meno che il presidente del CNR italiano (Centro Nazionale di Ricerca), Roberto de Mattei, ha dichiarato cretinate del genere proprio nel posto adatto, dove potesse essere ascoltato con animo pio, ovvero su Radio Maria. In quella sede ha infatti dichiarato chiaramente che crede nel fatto che la disgrazia di Fukushima è una sorta di vendetta divina contro il peccato umano. [Ndr:Faccio presente che siamo nel 2011, aimé!].

18 mar 2011
La TUA vita, la TUA morte

Non ti interessano la tua vita, la tua morte? Magari non ci si vuol pensare, né alla morte e, talvolta, nemmeno alla vita. Finché sopravvivo sopravvivo, e se muoio muoio, non mi importa. Una posizione in qualche modo sicuramente giustificabile a livello individuale. Ma non giustificabile il disinteresse vero ciò che comporta la propria vita e la propria morte nei confronti della società. Essere responsabili fa bene sia a se stessi che agli altri, a lungo andare.

Ed è frutto della responsabilità il diritto di disporre del proprio corpo nel rispetto della liberta altrui e senza danneggiare alcuno. Disporre, termine fondamentale che indica contemporaneamente diritto e dovere, responsabilità e libertà: compete al singolo la scelta di come gestire il proprio corpo e la propria vita, e la propria morte.

Un grande aiuto per poter ottenere questo diritto ce lo dà costantemente da anni la Fondazione Luca Coscioni, che porta avanti diverse iniziative e attività, per cui dovremo essere e saremo - in futuro - tutti grati.

L'invito va dunque a tutti voi e intende coinvolgervi in questa lotta. Ai dettagli si rimanda a tutto il materiale disponibile sul sito della Fondazione.

Nel frattempo anticipo l'iniziativa sul biotestamento:

Mentre il Regime prepara la legge CONTRO il Testamento biologico, continua la raccolta firme "Con Welby e Englaro, liberi di scegliere: Petizione al Parlamento per il Testamento biologico e l'Eutanasia", per creare una rete di cittadini che vogliono resistere al potere clericale. E nei Comuni (mappa) l'iniziativa per il registro dei testamenti biologici. Anche attraverso la petizione al Comune (scarica la petizione per il registro) Partecipa anche tu!


* Invia una lettera al tuo Sindaco (questa la bozza). Informaci, per favore, se modifichi il testo e tienici aggiornati su eventuali risposte scrivendo a info@lucacoscioni.it
* preannuncia il tavolo (o segnala un tavolo svolto e le firme raccolte)
* Scarica e inviaci la "carta di vita" per il tuo testamento biologico (iniziativa delle associazioni Luca Coscioni e A Buon Diritto); dai valore giuridico al tuo testamento!
* Stampa La petizione - Il volantino
* Presenta la delibera per i registri nel tuo Comune
* Come organizzare un tavolo in 3 mosse
* tutti i tavoli svolti dall'inizio della campagna.


1 mar 2011
Come produrre meno energia semplicemente distribuendo i consumi

In questo momento la richiesta energetica prevista in Italia e' di 51 MW.

É semplice ridurre la produzione nazionale di energia elettrica: basta distribuire i consumi. Alla base di tutto c'è un dato di fatto: tanto i consumi energetici di industrie e famiglie, quanto la produzione energetica, hanno dei picchi di potenza in momenti del giorno o dell'anno che spesso non coincidono tra loro. Nei momenti in cui questi picchi di potenza prodotta o consumata non coincidono, bisogna compensare con energia proveniente dall'estero le richieste di industrie e cittadini. Quando invece l'energia prodotta è troppa in confronto a quanta richiesta, allora bisogna buttarne via un po' oppure spegnere qualche centrale di produzione. Questo avviene perchè la potenza prodotta dipende in parte da cause naturali, in particolare per idroelettrico, eolico e solare (questi ultimi tuttavia, poco influenti nel presente, lo saranno sempre più nel futuro).

Non ci vuole certo un master in Gestione dell'Energia per comprendere che se distribuissimo i consumi nel migliore dei modi si risparmierebbe parecchia energia e si ridurrebbe la dipendenza dall'estero e dal petrolio nei momenti di picco della richiesta, come avviene dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 21.00 circa, in cui si toccano i 50 MegaWatt (controbilanciati da una molto più bassa richiesta nelle ore notturne, circa la metà, ovvero 25-30 MW).

Sapere quanta energia si sta producendo in ogni momento in Italia può farci spostare l'avvio del lavaggio di panni intimi - alla poco modica temperatura di 90° C (spesso non necessari in realtà) - qualche ora più tardi nella mattinata (meglio se tra le due e le tre del pomeriggio, specie in inverno, periodo in cui condizionatori sono ancora spenti, stipati nel ripostiglio o in cantina). Oppure potremmo considerare, in estate, di accendere il condizionatore proprio nel primo pomeriggio per poi solo mantenere la fresca temperatura raggiunta fino a tardi, fino a che l'aria della sera permetta di spegnerlo (il caldo, se non eccessivo ed estenuante, non fa certo così male alla salute e, in fondo, è un'aspetto della vita alle nostre latitudini).

Dunque potrete d'ora in poi seguire questo semaforo: quando vedrete tutte le luci accese, persino quella rossa in cima, vuol dire che il buonsenso vi dovrebbe consigliare di non accendere lavatrici, phon, aspirapolveri, forni e quant'altro ma, piuttosto, se possibile, di spegnerli e magari riaccenderli più tardi. Più la luce è verde, minore è la produzione di energia perchè minore è la richiesta, dunque sarà il momento migliore per utilizzare elettrodomestici molto potenti.

I simboli = indicano infine qual'è la tendenza per la prossima ora, ovvero se la produzione/consumo elettrico aumenterà, diminuirà o rimarrà uguale.



Se volete inserire il semaforo dinamico in una vostra pagina web, inserite il seguente codice in una pagina .php (estensione dinamica del formato .html):

<?php include("http://cambiamoilmondo.xoom.it/semaforo.php"); ?>


Fonti

24 lug 2010
CONTRO la CACCIA SELVAGGIA
La petizione contro l'ampliamento della già parecchio diffusa attività della caccia proposta dalla LIPU è un atto importante, e non bisogna essere appassionati di ornitologia per firmarla ma semplicemente bisogna essere capaci di riconoscere l'importanza della propria scelta, della necessità della propria scelta e della necessità di influire su ciò che succede oltre i primi tre centimetri dal proprio naso.
Si tratta di difendere non solo se stessi, non solo l'uomo ma anche le altre specie: hannno anche loro una dignità o possiamo trattarli come non capaci di avvertire alcuna forma di dolore, alcuna emozione? Fucilereste il vostro cane? Fucilereste il cane di qualcun altro? Vi piacerebbe se qualcun altro fucilasse il vostro cane, per sport o per hobby? Spesso basta un paragone per aprire gli occhi e rendersi conto che essere specisti è come essere razzisti.



Questo senza andare ad imputare, banalizzando la questione, gli esperimenti scientifici che utilizzano animali: gli esperimenti, quelli scientifici, non usano gli animali per sport ma per ridurre la sofferenza umana dovuta ad ogni genere di malattia.
Come scriveva James D. Watson - lo scopritore della doppia elica del DNA (assieme a Francis Crick) - in uno dei suoi saggi contenuto in nella raccolta Geni buoni, geni cattivi, «Dobbiamo andare avanti con il nostro lavoro, senza sentirci in alcun modo crudeli perché non proviamo compassione per il topo [la cavia di laboratorio]. La nostra sopravvivenza di esseri umani richiede che ci si ponga al primo posto, e pensarla in modo diverso sarebbe alla lunga un invito ad estinguerci.» ma continua dicendo «Questo, ovviamente, non significa giustificare qualsiasi insensata riduzione delle ancora numerose forme animali e vegetali. Trovo, ad esempio, molto da ridire sulla decimazione di quei meravigliosi animali che sono le balene.»

La lettera, in breve, dice quanto riportato di seguito:

Signor Presidente del Consiglio,
desidero comunicarLe la mia ferma opposizione alle proposte di modifica della legge 157/1992 sulla caccia, che è anche l'unica legge italiana che tutela la fauna selvatica.
La proposta di ampliare le concessioni ai cacciatori è un fatto di estrema gravità. Anche considerato che già oggi i cacciatori godono di numerosi privilegi: cacciare per ben cinque mesi all'anno, cacciare oltre 40 specie di animali selvatici, poter entrare indisturbati nelle proprietà dei privati cittadini. [...]
E invece, numerose proposte di ulteriori concessioni, a partire dal testo unificato del relatore Franco Orsi, sono oggi in discussione al Senato e prevedono, tra l'altro: La natura è la nostra vita! Le chiediamo di difenderla.

FIRMA LA PETIZIONE su lipu.it !



Fonti e bibliografia

22 dic 2009
APPELLO per il MUSEO DI STORIA NATURALE di Milano
Non bastano 350mila ingressi l'anno, calcolati dal Touring Club Italiano. Non bastano centinaia di laboratori interattivi sulle scienze naturali, organizzati ogni anno per bambini e studenti. Non bastano sei edizioni del Darwin Day di Milano, con migliaia di partecipanti (seimila soltanto nel 2009) e i più grandi naturalisti del mondo ospitati al Museo (da Niles Eldredge a Richard Dawkins, da Ian Tattersall a Peter e Rosemary Grant, da Antonio Lazcano a Gerd Müller).

Non bastano decine di "Happy Hour scientifici" con centinaia di prenotazioni a serata. Non basta tutto questo: ogni anno il bilancio del Museo di Storia Naturale di Milano - il più antico museo civico milanese e il museo scientifico più visitato della città - viene sistematicamente ridotto dal Comune.

Tutti conosciamo gli attuali problemi di bilancio dei Comuni italiani, ma quando i tagli mettono a repentaglio la sopravvivenza stessa di istituzioni pubbliche così importanti e amate non è possibile stare a guardare. La classe dirigente di un Paese avanzato dovrebbe sempre avere tra i suoi obiettivi primari la diffusione della cultura scientifica. Il motivo è evidente: la scienza pervade ogni aspetto della vita di una società moderna, dall'agricoltura alla medicina, dalla produzione di energia alla tutela ambientale, dall'industria alla prevenzione dei disastri naturali. La scienza stimola la curiosità, educa alla disciplina mentale, al pensiero critico e al confronto costruttivo tra idee diverse. Ma soprattutto: la scienza è bellissima e affascinante.

Le decine di migliaia di persone che affollano i festival della scienza e visitano mostre scientifiche come "Darwin 1809-2009" - che al Palazzo delle Esposizioni di Roma ha registrato più di 120mila presenze in meno di tre mesi - dimostrano che esiste oggi in Italia un crescente pubblico che chiede buoni progetti di comunicazione della scienza. Per contribuire alla diffusione della cultura scientifica, Milano ha la fortuna di avere a disposizione il più importante museo di storia naturale d'Italia, uno dei maggiori in Europa, nel quale lavorano, con passione e professionalità, ricercatori, tecnici e operatori didattici specializzati. Grazie a dinosauri, minerali, animali e diorami è un formidabile punto di attrazione per le giovani generazioni, che al Museo possono iniziare il loro percorso di educazione alla scienza, oltre a trovarvi occasioni di svago intelligente.

Da decenni tuttavia il personale del Museo è gravemente sottodimensionato, e non vengono fatte le necessarie assunzioni a tempo indeterminato. Ora, dal gennaio 2009 nove persone, collaboratrici e collaboratori del Museo da molti anni, per lo più laureati, professionalmente qualificati ma con contratti di lavoro precario, non percepiscono più alcun compenso per il loro lavoro. Questi professionisti hanno atteso per i primi quattro mesi del 2009, come ogni anno, che si compisse il consueto, lento iter burocratico di rinnovo dei contratti, continuando a svolgere i loro compiti, garantendo per mesi la prosecuzione delle normali attività del Museo. All'inizio di maggio, visto il perdurante silenzio dell'Amministrazione civica, hanno però deciso di astenersi dal lavoro.
Questo comporta pesantissime conseguenze per le attività del Museo: la carenza di manutenzione delle collezioni scientifiche (zoologiche, xilologiche e mineralogiche); il fermo del laboratorio di microscopia elettronica; il fermo del laboratorio di preparazione paleontologica; il fermo della pubblicazione delle riviste scientifiche; il fermo della realizzazione di nuovi allestimenti e mostre; la mancanza di un addetto alle pubbliche relazioni del Museo; l'impossibilità di realizzare i prossimi Darwin Day e gli Happy Hour scientifici in Museo.

Quanto sopra esposto riguarda solo uno degli aspetti, ora tra i più urgenti, della trascuratezza delle Amministrazioni nei confronti del Museo di Storia Naturale. Non è chiaro quali ragioni vi siano dietro questa perdurante insensibilità verso le esigenze di un'istituzione alla quale i milanesi hanno dimostrato di essere così affezionati. Quanti lavorano al Museo di Storia Naturale, avendo scelto di dedicare la propria vita a un'attività assai poco remunerativa sul piano economico ma potenzialmente ricca di soddisfazioni intellettuali, e insieme a loro gli esponenti della società civile e della comunità scientifica che firmano questo appello, vogliono continuare a sperare che la classe dirigente di Milano recuperi presto il senso del proprio ruolo in una politica della cultura scientifica e che i dirigenti incaricati per i musei civici siano scelti in base alle loro competenze professionali e alla loro volontà di porsi al servizio della cittadinanza.
Facciamo qualcosa, subito, per non far morire il Museo di Storia Naturale di Milano. Firma insieme a noi questo appello, che manderemo al Sindaco di Milano e ai rappresentanti di tutte le Istituzioni coinvolte affinché intervengano immediatamente.

La scienza è di tutti, anche tua: grazie!

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Primi firmatari

Da lascienzainrete.it
15 novembre 2009
CALCOLO DISTRIBUITO, un contributo gratuito ed immediato
Quanti di noi utilizzano il computer in modo intermittente, andandosene via 5 minuti a parlare a telefono, 5 minuti a cercare dati e notizie cartacee, 5 minuti a dare un'occhiata alle pentole sui fornelli, in cucina... Per il computer tutto questo non è altro che tempo sprecato, centinaia di Watt utilizzati a vuoto, magari con un luminoso salva-schermo che non guarda nessuno.

Oltre che allietare i momenti noiosi per il PC, il calcolo distribuito è una potentissima risorsa peraiutare il progresso scientifico e sociale dell'umanita.

In che cosa consiste:
Il calcolo ditribuito permette di sostituire ad un enorme e costosissimo computer una moltitudine di normalissimi computer domestici e sommarne i risultati, i prodotti dei relativi processori. Ciò che si ottiene è un enorme potenza di calcolo, che con le attuali tecnologie non saremo nemmeno in grado di progettare, che permette di accellerare incredibilmente la ricerca in campo medico, matematico ed in genere scientifico.

Concretamente, i campi di ricerca più diffusi sono il folding proteico (ovvero lo studio degli avvolgimenti, delle dissociazioni e aggregazioni delle proteine e delle loro relative incidenze su malattie come il Morbo di Alzheimer, di Parkinson, l'AIDS e i tumori) e le ricerche biologiche, gli studi di modelli per prevedere l'evolversi del clima, le ricerche di fisica quantistica, le ricerche astronomiche (anche a caccia segnali di vita extra-terrestre) ed infine le ricerche in campo matematico, finanziario, crittografico e persino scacchistico ed artistico.

Ad unire tutti questi progetti di ricerca vi è alla base una necessità di compiere imponenti calcoli di tipo probabilistico che richiedano numerosissime iterazioni e che prevedano la presenza di moltissime variabili.

Come fare per contribuire:
Chiunque può scaricare ed installare sul proprio PC il software di calcolo, senza che questo vada ad incidere minimamente sulle prestazioni del proprio sistema o sulle proprie attività lavorative, dato che il programma lavora può lavorare come screensaver oppure sfruttando i tempi morti di utilizzo del processore.
Il software di calcolo si connette periodicamente ed in maniera automatica ad un server per ricevere dei piccoli pacchetti di dati che dovranno essere calcolati. Una volta completata l'elaborazione di un pacchetto dati, questo viene rimandato indietro al server e ne verrà scaricato uno nuovo.

Invitiamo quindi tutti gli utenti di questo sito a contribuire ad uno dei progetti presenti nella seguente LISTA DEI PROGETTI DI CALCOLO DISTRIBUITO presente su Wikipedia (quindi frequentemente aggiornata).

Progetti consigliati

15 settembre 2009