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In galera per "odio religioso"... solo quando non è la Bibbia a parlarne
Anche se la Bibbia stessa è una collezione di esortazioni all'odio religioso, alle guerre di religione, all'imposizione della propria visione sulle libertà altrui, nel paese più esteso del pianeta succedono ancora queste cose.

L'odio religioso può costarti la galera, in Russia. Anche quando non ne provi. Da Mosca giunge purtroppo la notizia che le Pussy Riot sono state condannate a due anni di prigione. Hanno "insultato profondamente" i sentimenti dei fedeli, hanno scritto i giudici.

Il verdetto arriva dopo sei mesi in carcere (duro, a detta della difesa), dovuto proprio all'accusa di "odio religioso". Le autorità non avevano accolto le numerose richieste di rilascio sotto cauzione. Il procuratore aveva chiesto tre anni e, non dimentichiamolo, il patriarca ortodosso Kirill aveva invocato una punizione esemplare. Il clima era talmente teso che alla giudice, Marina Syrova, erano giunte minacce di morte, circostanza che aveva spinto le autorità ad assegnarle una scorta. E a blindare la zona intorno al tribunale, per timore di scontri.

Il 21 febbraio scorso il collettivo punk aveva fatto irruzione nella cattedrale ... continua su Uaar.it

23 ago 2012
Soluzioni razionali da gesti irrazionali?
« Immaginiamo che cosa sarebbe successo se, nel momento del suo giuramento di fedeltà alla Costituzione, il primo presidente comunista della storia d'Italia avesse alzato il pugno chiuso. Ipotesi assurda, ovviamente, perché già da giovane Napolitano era quanto di meno comunista si potesse pensare, e di alzare il pugno chiuso non gli è probabilmente mai passato in mente, nemmeno sulla Piazza Rossa. Ma sarebbe stato comunque uno scandalo, per l'ovvio motivo che una carica pubblica richiede il silenziamento delle opinioni private, e mezza Italia sarebbe giustamente insorta.

Che cosa succederà, dunque, ora che il nuovo sottosegretario all'Interno ha fatto il segno della croce dopo aver giurato? Niente, ovviamente, perché da noi è ben diverso professarsi apertamente comunisti, oppure cattolici!»



Così inizia - con la solita efficacia a cui ci ha abituato - Piergiorgio Odifreddi, nella sua denuncia contro l'affidabilità delle persone che governano il nostro Paese.

Si parla in questo caso del nuovo sottosegretario all'Interno, Saverio Ruperto, di si può apprezzare l'esibizione del segno della croce a seguito del giuramento per la propria nomina a palazzo Chigi tramite questo video sul sito di Repubblica.

Se volessimo difendere il neo-sottosegretario Ruperto nel peggiore dei modi, potremmo dire che egli abbia voluto mantenersi al passo con la Grecia che ha riaperto il parlamento, dopo le dimissioni di Papandreou, con una - scaramanticissima - benedizione celebrata dall'Arcivescovo e la sua trouppe. Dio salvi la Grecia dalla crisi.

Ma se le divinità si occupano della Grecia, e se ne parlava sin dai tempi di Omero, dell'Italia si occuperà Ruperto e il nuovo governo Monti, che dopo essersi recato all'aereoporto di Fiumicino a salutare il Papa (e meno male che c'era fretta di agire), ora sembra stia cercando di trovare una soluzione economica fatta di tasse e tagli, per la quale, come dice Di Pietro, sarebbero bastati dei "malfattori", non servivano dei "professori".

D'altronde, in Italia e non solo, scaramanzia e religione invadono ognidove (e talvolta si fanno anche la guerra): calciatori che fanno segno della croce, presidenti della Repubblica che fanno le corna, amministratori che ringraziano Dio in luogo dei loro dipendenti.

E' dunque logico chiedersi: «E' forse possibile, aspettarsi soluzione razionali dei problemielle crisi da gente che fa le corna o si segna? Non è forse necessario, chiedere che le superstizioni rimangano fuori dalle sale di comando?»

La risposta non è ovvia? Forse no.
3 dic 2011
Ci vogliono proprio mettere in Croce!
Otto ore di lezione su otto davanti agli occhi di milioni di persone, perlopiù nella loro età di formazione. Il crocifisso lì vuole restare, al "suo" posto. In fondo lo dice anche un decreto regio, che ce l'ha messo lì, ma per fortuna oggi il decreto è solo un'indicazione. Tuttavia non è "al di fuori di ogni ragionevole dubbio" che avere un crocifisso, il più famoso simbolo religioso al mondo, davanti agli occhi, imponente sull'aula scolastica, non produce - in modo provabile - alcuna forma di indottrinamento. E non va contro la libertà dei genitori di educare liberamente i propri figli. Questa in breve la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) di Strasburgo.

Ma quando si fa tanto rumore vuol dire che il problema non è uno solo. E infatti, perché proprio solo il simbolo cattolico? E se in una classe si raggiunge la maggioranza musulmana allora si mette la foto de La Mecca sopra la lavagna? Perché fra non molto ciò potrà avvenire anche in Italia, e non ci sarebbe niente distrano né di negativo. Ma se si sostituisse un simbolo con un altro sarebbe solo l'ennesima impostura, come direbbe Leonardo Sciascia (Il consiglio d'Egitto), ovvero solamente un'altra imposizione di una verità, di una soluzione preconfezionata e assoluta ai danni della libertà delle persone. Un'impostura che si sostituisce con un'altra.

Ma il povero e triste omino dalle braccia aperte, pur non avendo nessuna colpa personale, vuole restare anche nelle aule di giustizia, per ironia della sorte a fianco del motto "La legge è uguale per tutti", ma forse per lui è più uguale che per gli emblemi delle altre religioni. Il povero omino, che sia esistito veramente o meno (non ci sono molte fonti storiche a riguardo, specie se escludiamo quelle "di parte", i vangeli), ha detto diverse cose molto importanti e sagge, ma non ha chiesto di essere appeso nelle aule scolastiche, e alcuni dei suoi "insegnamenti" vanno proprio a scontrarsi con l'imposizione del suo simbolo che continuano a perseguire una parte dei cattolici e non solo.

Per approfondire:
30 mar 2011
Piergiorgio Odifreddi intervistato da Wiki@Home

Vi riporto una splendida e completissima intervista a Piergiorgio Odifreddi, eseguita dai collaborativi contributori di Wikinotizie, in esclusiva per il progetto Wiki@Home. Un'intervista secondo me brillante e in grado di schiarire le idee.

Dopo un lungo lavoro di preparazione il nuovo staff del progetto Wiki@Home ha realizzato un'intervista a Piergiorgio Odifreddi sulla religione, la filosofia, la matematica e la politica, senza dimenticare internet e Wikipedia. L'intervista si è svolta a Torino il 17 settembre 2009, in un soleggiato caffè di piazza Vittorio Veneto.
W@HLe domande delle interviste realizzate nell'ambito di Wiki@Home sono scritte dagli utenti, le prime che sono state scritte riguardano “religione e filosofia”

Piergiorgio Odifreddi: È la mia croce!

W@H Lei è ateo, agnostico o cos'altro? Da che cosa deriva la sua posizione?

PGO: Io sono tutto, nel senso che sono anche credente, a seconda di come si definisce la parola dio. Anzi, mi stupisco spesso che quando si chiede a qualcuno: “tu credi in dio?”, la risposta in generale è “si, no, non lo so”, senza chiedersi cosa si vuol dire quando si intende dio. Possono esistere tantissime definizioni di divinità, dalle più elevate a quelle più "terra terra".

Le nozioni elevate sarebbero quelle astratte della teologia, per esempio l'ente perfettissimo, la causa prima, il fine ultimo e così via. Sono poi quelle che girano intorno alle prove dell'esistenza di dio, da una parte di Sant'Anselmo e dall'altra San Tommaso e tutti quelli da cui lui ha copiato: Aristotele, Avicenna, Averroè e così via. Quelle sono concezioni molto astratte e, tra l'altro, completamente impersonali.

Poi ci sono versioni della divinità personalizzate, fino ad arrivare a quelle più terra terra nel senso letterale, cioè incarnate su questa terra, come gli dei dell'induismo, per esempio Khrishna, o come Gesù Cristo (che da questo punto di vista è lo stesso genere di mitologia).

Se si chiede a uno se è ateo, agnostico, credente in dio, dipende da qual è questa definizione. È ovvio che nel senso delle divinità incarnate, non solo sono ateo, ma penso che sarebbe come se mi chiedessi «Lei crede che esista Harry Potter?». Harry Potter è un'invenzione letteraria come sono invenzioni letterarie Krishna e Gesù Cristo. Naturalmente qui si solleva tutto un polverone perché molti sostengono che Gesù Cristo sia un personaggio storico e così via. C'è un motivo per cui bisogna sostenere che Gesù Cristo sia un personaggio storico: a differenza delle altre religioni, le quali raccontano storie ma non si preoccupano della loro veridicità, la Chiesa cattolica e il cristianesimo in generale (ma la Chiesa cattolica in particolare) sono costretti a credere che Gesù Cristo sia esistito perché tutta la storia si basa sul fatto che non solo sia esistito, ma che poi sia morto in croce e infine risorto. Senza la resurrezione crolla tutto il castello, come diceva San Paolo.

Certo, loro si trovano nella situazione molto imbarazzante di aver di fronte un personaggio letterario, meno esistente di Harry Potter, perché su Harry Potter ci sono sette vangeli e su Gesù Cristo solo quattro. Di agganci storici su Gesù Cristo non ce ne sono, se non tre o quattro citazioni: una da Flavio Giuseppe e così via che sono tutte ovviamente arrampicate sui vetri come ho detto nei miei libri sulla religione. I teologi conoscono benissimo il problema, e allora cosa si può fare? Loro rivoltano la frittata e sostengono: “Certo che Gesù Cristo non è nei libri di storia, nessuno se n'è accorto perché era all'epoca un personaggio marginale”.

Se ci si mette in quest'ottica si può affermare l'esistenza di qualunque mito. Quindi se si parla di Gesù Cristo, di Krishna e di tutte le divinità di quel genere, ovviamente sono ateo.

Per quanto riguarda le prove dell'esistenza di dio, quindi le versioni un po' più elevate della divinità, non dico nemmeno di essere agnostico: semplicemente tutte quelle prove sono sbagliate da un punto di vista logico. Nel Medioevo sotto la scolastica venivano considerate corrette, ma oggi nel campo della filosofia abbiamo fatto un'inversione della logica; queste prove sono tutte basate sul cosiddetto regresso all'infinito, sull'impossibilità di andare all'indietro all'infinito.

Per esempio la causa prima: se si prende una cosa [afferra un bicchiere, ndr], certo questa non è la causa di se stessa, perché c'è qualche altra cosa che l'ha causata: il costruttore; esso, a sua volta, non è la causa di se stesso perché è figlio di qualcuno, e così via. Se si continua a risalire all'indietro l'argomento è, o meglio era, l'impossibilità di continuare all'infinito e quindi il fatto che si debba arrivare ad un punto in cui c'è qualcuno o qualcosa che causa senza essere causato, e questa è una causa prima. Ovviamente non è detto che debba essere unica, perché partendo da oggetti diversi si può regredire a cause diverse.

>>Continua su it.wikinotizie.org

Intervista pubblicata da
Wikinotizie il 5 febbraio 2010.
Ultima modifica per la pagina: 23:46, 17 set 2010. Il contenuto è disponibile sotto la licenza Creative Commons Attribution 2.5.


NdR: da non perdere nemmeno l'intervista a Umberto Eco riguardo Wikipedia.
19 sett 2010
Ateofobia o rispetto? Lettera aperta a papa Ratzinger

Riportiamo all'attenzione dei lettori un'interessantissima lettera, questa volta del segretario dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, Raffaele Carcano, diretta direttamente a Papa Ratzinger, nella quale si riassumono spendidamente, in modo incisivo, dettagliato e sintetico tutti i soprusi e le contraddizioni che la Chiesa Romana ha compiuto nell'ultimo anno. Auguriamo una buona lettura.


Gentile sig. Ratzinger,

chi le scrive, segretario dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, ha ascoltato con interesse le parole da lei pronunciate in occasione del messaggio alla Curia del 21 dicembre scorso. Sono lieto dell’attenzione da lei mostrata nei confronti delle persone «che si ritengono agnostiche o atee»: persone che, la cito testualmente, «devono stare a cuore a noi come credenti». E ci ha fatto sinceramente piacere l’invito al rispetto nei loro confronti formulato dal portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, in occasione dell’ultimo Natale, anche e soprattutto perché accompagnato dall’ammissione che «non sempre le nostre parole lasciano intendere questo rispetto».

Sono state parole benvenute, perché la religione di cui lei è il massimo esponente mondiale non ha mai trattato molto bene chi la pensava diversamente: più il pensiero è stato eterodosso, più è stato perseguitato.


>>Continua su MicroMega.it

Lettera pubblicata il 7 gennaio 2010
20 gen 2010
Ci hanno detto “potete morire”

Qui sotto riportata una lettera della famiglia Albertin, che ha portato avanti e vinto la causa alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo per la rimozione dei crocifissi dalle aule scolastiche italiane. Questa lettera nasce dallo sconforto causato dall'esperienza della famiglia Albertin a seguito della poco accettata sentenza sul crocifisso, messo a confronto con il recente atto di violenza subito dal Presidente del Consiglio a Milano, episodio che ha liberato ondate di solidarietà da tutti gli schieramenti politici e da tutte le istituzioni.

La reazione diffusa conseguente all’aggressione fisica a Silvio Berlusconi è stata, giustamente, di solidarietà alla persona e di difesa dell’istituzione della Presidenza del Consiglio. Voglio ricordare che è di circa un mese fa la sentenza sul crocifisso della Corte europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), organismo sovranazionale riconosciuto dall’Italia, che ne è uno dei membri fondatori, in cui veniva condannato lo Stato Italiano per il mancato rispetto di alcuni diritti fondamentali nei confronti della nostra famiglia, titolare del ricorso. In quell’occasione non c’è stato alcun rispetto né per le nostre persone né per l’istituzione (CEDU): autorevoli personalità politiche vi si sono scagliate contro, arrivando a forme di aggressione verbale inaudite; un ministro della Repubblica ha gridato davanti alle telecamere della RAI che: “…possono morire loro (cioè i proponenti, quindi la mia famiglia) e quegli organi internazionali che non contano nulla (la CEDU).” Senza che ci sia stata alcuna reazione verso queste disgustose affermazioni. In seguito a ciò e all’atteggiamento di altre figure istituzionali come quelle ad esempio di un sindaco (anche deputato leghista) che è arrivato a proporre qualcosa di simile a una taglia sulla mia testa (annunciando di voler esporre manifesti con la dizione “WANTED”), abbiamo ricevuto lettere minatorie e siamo stati oggetto di atti vandalici. Credo che il rispetto per le persone e per le istituzioni non debba rispondere a criteri di occasionalità e di opportunità, ma sia un valore da difendere sempre e comunque. Senza se e senza ma. Ci auguriamo perciò di riscontrare un atteggiamento di responsabilità più omogeneo e coerente da parte dei rappresentanti delle istituzioni e di portavoce politici in occasione della futura sentenza definitiva da parte della CEDU.

Massimo Albertin
Soile Lautsi

FONTI
15 dic 2009
19 settembre 09, Roma: LIBERI DI NON CREDERE





SETTEMBRE 2009, ROMA
LIBERI DI NON CREDERE
primo meeting nazionale per un paese laico e civile


<< Erano pochi milioni, cent’anni fa. Oggi sono circa un miliardo. Il formidabile aumento del numero dei non credenti è l’unica, rilevante novità nel panorama religioso mondiale degli ultimi decenni. Un fenomeno che, peraltro, nei paesi democratici non accenna affatto a fermarsi: una crescita che, significativamente, non è il frutto dell’opera di ‘missionari’ dell’ateismo e dell’agnosticismo, ma l’esito di centinaia di milioni di riflessioni individuali. Circostanza ancora più eloquente, la loro diffusione è maggiore quanto maggiore è la diffusione del benessere, dell’istruzione, della libertà di espressione. Lungi dal portare le società alla rovina, come vaticinano leader religiosi incapaci di trovare risposte più adeguate alla secolarizzazione, atei e agnostici ne rappresentano la parte più dinamica, quella che più contribuisce alla loro crescita: rispetto alla media della popolazione sono più giovani, più istruiti, più aperti al nuovo, più tolleranti nei confronti di chi viene troppo spesso dipinto come ‘diverso’: stranieri, omosessuali, ragazze madri, appartenenti a religioni di minoranza.

Quasi ovunque il mondo politico ha registrato questi cambiamenti, improntando le legislazioni nazionali a norme sempre meno dipendenti dall’etica religiosa prevalente (ancora per quanto?), e valorizzando per contro l’autodeterminazione dei singoli individui. Persino in una “nazione cristiana” quale sono ritenuti gli Stati Uniti, un americano su sette non appartiene ad alcuna religione: non è un caso che, nel suo discorso di insediamento, Barack Obama abbia esplicitamente riconosciuto il ruolo dei non credenti.

Un solo paese occidentale sembra fare eccezione, nonostante la religiosità sia in calo anche lì. È il paese con la classe politica meno apprezzata, con i livelli più bassi di libertà di espressione: un paese che tanti, in patria e all’estero, ritengono in declino. Quel paese è il nostro, quel paese è l’Italia. Un paese dove i non credenti sono i paria della società, relegati dalla legge (e dal condizionamento sociale) a cittadini di quinta categoria: l’incredulità viene buona ultima, quanto a diritti, dopo la Chiesa cattolica, le confessioni sottoscrittrici di Intesa, i culti ammessi e le confessioni non registrate. Un paese dove si può essere censurati se si tenta di scrivere che Dio non esiste. Un paese dove, in televisione, è impossibile ascoltare una critica alle gerarchie ecclesiastiche.

Eppure gli atei e gli agnostici non sono affatto pochi: anche in Italia, un cittadino su sette non crede. Ma nessuno lo ascolta. Certo, il servilismo del mondo politico e dei mass media italiani non teme, come si è detto, confronti con altri paesi. Ma anche gli increduli hanno le loro responsabilità. Se vogliono non essere discriminati sui luoghi di lavoro; se desiderano che i loro figli, a scuola, non siano confinati in un ghetto; se non accettano che ingenti somme delle (scarse) finanze pubbliche finanzino organizzazioni confessionali; se, in poche parole, pensano che l’Italia debba realmente essere uno Stato laico e democratico, che tratta tutti i cittadini allo stesso modo, è necessario far sentire la propria voce. Finora non è mai accaduto: mai atei e agnostici hanno manifestato per i loro diritti civili.

Atei e agnostici non credono nei miracoli: sanno benissimo che, per ottenere dei cambiamenti, è necessario darsi da fare. È dunque venuto il tempo, anche per i non credenti, di mobilitarsi. Per questo motivo l’UAAR, l’associazione di promozione sociale che unisce gli atei e gli agnostici, indice per sabato 19 settembre, alle ore 15, nell’area antistante lo stadio Flaminio (Piazzale Ankara) a Roma

LIBERI DI NON CREDERE
primo meeting nazionale per un paese laico e civile


La data scelta non è casuale. I diritti dei non credenti possono essere riconosciuti solo laddove non c’è alcuna religione di Stato, di fatto e/o di diritto. Il 20 settembre 1870 non venne meno solo una religione di Stato; fu abbattuto un regime teocratico all’interno del quale era impossibile dichiararsi pubblicamente atei o agnostici. Molti, quel giorno, ritennero a portata di mano la realizzazione di una società, in cui una libera Chiesa costituisse solo una parte, non privilegiata, di un libero Stato. Quel progetto, faticosamente avviato, fu poi bloccato dal ventennio fascista, dal cinquantennio democristiano e da un quindicennio di confessionalismo bipartisan.

Ora i tempi sono cambiati. Non intendiamo rievocare con nostalgia l’epopea risorgimentale: vogliamo invece impegnarci nella costruzione di una società moderna, laica, europea.

Vogliamo l’uguaglianza, giuridica e di fatto, di credenti e non credenti

Vogliamo l’affermazione concreta della laicità dello Stato

Vogliamo la fine di ogni privilegio, di diritto e di fatto, accordato alle confessioni religiose

Vogliamo che le concezioni del mondo non religiose abbiano la stessa visibilità e lo stesso rispetto delle concezioni del mondo religiose


In particolare, chiediamo:

FONTI

15 sett 2009
Le statistiche del vaticano...
Le statistiche elaborate dal Vaticano, e diffuse attraverso l’Annuarium Statisticum Ecclesiae, continuano a suscitare diverse perplessità. Confrontando infatti l’asserito aumento di fedeli verificatosi, nel mondo, nel 2007 (+ 15.906.000) con l’asserito numero di battesimi (16.838.065) si ha una differenza, pari a 932.065 individui, che dovrebbe costituire il numero dei decessi*. Poiché al 31 dicembre 2006 l’asserito numero di fedeli era di 1.130.750.000, se ne deduce che il tasso di mortalità dei cattolici sarebbe stato dello 0,82 per mille: quello stimato dall’ONU, su tutta la popolazione del mondo, è invece del 9 per mille.

I cattolici, secondo il Vaticano, avrebbero dunque una possibilità di vita superiore di undici volte circa alla media mondiale**.
In ogni caso, secondo l’annuario, la percentuale di cattolici rivendicata dal Vaticano per l’Italia è calata ancora, seppur di poco: è ora del 95,81%, contro il 95,88% dell’anno precedente. In calo anche il dato dei battesimi: 437.544 nel 2007, contro i 443.445 del 2006***. Secondo l’ISTAT, i nuovi nati sono stati 563.933, contro i 560.010 del 2006: la percentuale cala pertanto dal 79,19% al 77,59%.
Per una approfondita analisi dell’attendibilità delle statistiche cattoliche rimando al capitolo 10 di Uscire dal gregge. Storia di conversioni, battesimi, apostasie e sbattezzi. Nonostante tali evidenze, i mezzi di informazione continuano spesso a riportare acriticamente i dati forniti dal Vaticano, e i fedeli cattolici, pur non riuscendo ad apportare alcuna prova contraria, continuano caparbiamente a non mettere in discussione i dati della Santa Sede: cfr., a mo’ di esempio, l’articolo Mondo: 1.147 milioni i cattolici “ufficiali”, di Marco Tosatti per La Stampa, nonché i commenti lasciati in calce.
———–

* Il calcolo dovrebbe in realtà tenere conto anche del numero degli apostati e di quello dei già battezzati che hanno deciso di tornare al cattolicesimo. Poiché, per ammissione delle stesse gerarchie ecclesiastiche, il primo è superiore al secondo, ne consegue che il numero dei defunti dovrebbe in realtà essere ancora inferiore.
** In proposito non si può nemmeno parlare di una circostanza eccezionale, riferibile cioè a un solo anno: la percentuale era infatti dell’1,01 per mille nel 2006, dello 0,37 nel 2005, del 3,97 nel 2004, dell’1,40 nel 2003. Si noti anche, se tale circostanza fosse veritiera, il resto della popolazione mondiale (non cattolica) avrebbe un tasso di mortalità ancora più alto, perché il dato ONU è calcolato, ovviamente, anche sui fedeli cattolici (circa il 17,3% della popolazione mondiale, sempre secondo il Vaticano).
*** Il dato comprende anche i battesimi degli adulti: la percentuale ottenuta comparandolo con la fonte ISTAT è dunque puramente indicativo.

FONTI

Manifesti atei-agnostici: continuano le polemiche
Continua la campagna della UAAR (Unione Atei e Agnostici Razionalisti) a favore del laicismo e dell'ateismo in Italia e con essa si scatenano nuove polemiche. L'ultimo avvenimento risale al 9 giugno scorso: il maresciallo dei Carabinieri di Papozze, comune della provincia di Rovigo, ha ordinato di rimuovere i manifesti della UAAR che, a suo parere, offendevano il «sentimento religioso» della popolazione con la frase «La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona, è che non ne hai bisogno». Successivamente il sindaco della cittadina si è detto stupito dell'avvenimento.

La stessa campagna, proposta nello scorso gennaio per gli autobus (i cosiddetti "ateobus") della città di Genova, era stata rifiutata dall'agenzia pubblicitaria IGPDecaux secondo motivazioni basate sul Codice di autodisciplina pubblicitaria[1] che vieta «i messaggi commerciali che possano offendere la sensibilità religiosa, morale, civile o la dignità della persona». Lo stesso slogan era stato preventivamente autorizzato per essere diffuso sugli autobus londinesi, dove aveva preso inizio la campagna Ateobus a cura della BHA (British Humanist Association)[2].

I primi di febbraio erano stati espressi pareri contrari nei confronti di affissioni pubblicitarie contenenti messaggi atei o agnostici dall'associazione cattolica romana VeraLibertà[3] che aveva condannato, a Roma, i cartelli pubblicitari del film Religiolus, di Larry Charles, su cui avevano posto degli adesivi che recitavano Ateo no come richiesta di censura del film, definito empio e amorale.

Certamente più d'effetto il messaggio del 27 febbraio diffuso dal circolo di Forza Nuova di Pescara che, «a vile, squallida e blasfema provocazione di un manipolo di adepti dell'associazione UAAR» propose di «riparare materialmente alla grave offesa che questi manifesti provocano alla città di Pescara ed ai suoi cittadini, rimuovendoli uno dopo l'altro».

Una posizione simile era stata espressa il giorno successivo dall'amministrazione comunale di Vasto, in provincia di Chieti: il comune, governato dal Partito Democratico, alla fine di febbraio dichiarava: «Non faremo come Pescara, in questa città non verrà autorizzata alcuna affissione che inneggia all'ateismo [...] Sono frasi che offendono la coscienza di amministratori e cittadini, a Vasto il divieto di affissione è categorico e nel caso in cui dovessimo vedere uno di quei manifesti attaccato abusivamente li strapperemo di persona».

A Cernusco sul Naviglio alcuni manifesti dell'UAAR erano stati strappati tempo addietro.

Nel resto d'Europa la situazione è altrettanto varia, infatti diversi governi hanno preso posizioni differenti riguardo a manifesti atei o agnostici: Regno Unito, Svezia e, dall’altra parte dell’Oceano, Chicago per gli Stati Uniti d'America hanno autorizzato la diffusione di questi messaggi pubblicitari.

Di opinione contraria l’Austria e la Germania che non hanno concesso le autorizzazioni per la diffusione della pubblicità non-credente sugli autobus mentre in Ungheria, come risposta alle campagne atee europee, circolano già autobus e tram con lo slogan "If there really is no God, we should start worrying" ("Se veramente Dio non esistesse, dovremmo cominciare a preoccuparci").

FONTI e NOTE

Da Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto venerdì 12 giugno 2009; Ultima modifica per la pagina: 06:32, 15 giu 2009; Disponibile nei termini della licenza Creative Commons Attribution 2.5